[vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]Ero immersa fra le carte dell’archivio storico della Repubblica di San Marino e mi cade l’occhio su un fascicolo dalla grafia curata. E’ il verbale della causa fra un monastero e alcuni contadini che non vogliono oneri, vincoli, perché sono liberi. Ma <<Che cos’è la libertà?>> chiede il giudice. <<L’uomo nasce libero -risponde Marino da Montecucco- e possiede il suo. E di ciò non è tenuto ad alcuno se non al Signore nostro Gesù Cristo>>. Siamo nel 1296 e  mi appare stupefacente la lucidità di questa definizione liberista in piena cultura medievale, quando la povertà è una virtù e la ricchezza un vizio da farsi perdonare, quando è un dovere morale e giuridico aprire le proprie terre agli usi civici per spigolatura, legnatico e pascolo fra le stoppie. Marino invece si sente padrone e signore  di ciò che possiede,  rifiuta i vincoli di responsabilità verso  poveri e nullatenenti, scioglie i legami con la comunità, con le istituzioni e le loro richieste e direttive.

Mi porto in testa la risposta di Marino per tutto il corso della mia ricerca sulle risorse e il governo dell’ambiente in questa piccola repubblica che ha la parola libertas nel suo stemma e accoglie gli stranieri alla frontiera con la scritta <<Benvenuti nell’antica terra della libertà>>.  E senza quella risposta tanti dati ambientali e sociali che stavo raccogliendo sarebbero rimasti senza spiegazione: perdita del manto forestale già nel Seicento, sterile il 20% del suolo agrario un secolo dopo; 459 ettari, pari all’estensione dei terreni di 100 piccoli proprietari, resi inutili da dilavamenti e frane nel 1825; 1000 ettari di calanchi, cioè il 17% dell’intera superficie dello Stato, all’inizio del Novecento, quando l’80% delle case sono lesionate per movimenti franosi. Gino Zani, un ingegnere consapevole che vorrebbe privati meno forti e Stato meno debole annota: <<La repubblica di San Marino  è un punto trascurabile sulla superficie della terra. Ma se gli altri Stati possedessero lo stesso territorio, povero e in avanzato stato di erosione, l’umanità sarebbe condannata alla fame>>. Ed io, oltre alla risposta di Marino, mi porto in testa questa domanda: <<Che fine avrebbero fatto i sammarinesi se, consunti dalla miseria, a fine Ottocento non avessero potuto  emigrare  verso le Americhe e se, con l’industrializzazione dell’Italia, non fosse giunto il turismo di massa?>>. Forse- penso- la stessa fine degli abitanti dell’isola di Pasqua.

Olimpia Gobbi[/vc_column_text][vc_row_inner row_type="row" type="full_width" text_align="left" css_animation=""][vc_column_inner][vc_empty_space][vc_column_text]Didascalie foto:

[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][/vc_row]

[vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

Chi semina raccoglie. I primi passi dell'annata 2017

[/vc_column_text][vc_empty_space height="24px"][vc_column_text]Tra poche settimane Rocca Madre potrà proporre i primi prodotti della filiera dei cereali.

I nostri soci conferitori hanno mietuto tre tipi di frumento: grano duro "Senatore Cappelli" e il Miscuglio Piceno di Aleppo (il miscuglio finora chiamato "Ceccarelli" dal nome dell'ormai noto a tutti prof. Salvatore Ceccarelli) sia di grano duro che tenero.

Il Miscuglio di grano tenero, ha come destinazione naturale la farina (per pane e anche dolci o pasta fatta in casa). Abbiamo già sperimentato l'uso di questa farina fino a pochi mesi fa; si trattava del raccolto 2016, che abbiamo distribuito fra i soci come prima valutazione del prodotto. Il riscontro non poteva essere più positivo, e abbiamo esaurito alcune centinaia di chili in poco tempo.

Alla fine di Agosto potremo avere le prime confezioni del nuovo anno.

La molitura sarà effettuata presso mulini a pietra biologici, o a Moscufo (Pescara) o a Cingoli (Macerata), quest'ultimo ad acqua.

Questa molitura con pietre di grande diametro permette di ottenere farina con una bassa velocità della macina, e non sottoporla perciò a grandi aumenti di temperatura. Avremo perciò un prodotto che non avrà subito stress termici e che consumeremo fresco, per non far denaturare dal tempo le sue caratteristiche nutritive. Stiamo programmando moliture ogni 3 o 4 mesi al massimo.

Il grano duro Senatore Cappelli è invece destinato elettivamente alla pastificazione. Abbiamo programmato che la filiera in questo caso si completerà con la molitura della semola e la pastificazione presso due stabilimenti biologici abruzzesi che già sono noti. In particolare il pastificio Mennilli ci darà le migliori garanzie di una lavorazione di grande valore, con essiccazione lenta e trafilatura al bronzo.

Si tratta quindi di pasta prodotta con queste caratteristiche:

- semola di grano duro Senatore Cappelli in purezza (il top per la pastificazione)

- certificazione biologica di tutta la filiera: grano, mulino, pastificio

- trafilatura al bronzo e soprattutto essiccazione lenta.

Come saprete l'annata agricola è particolarmente ostile, con fenomeni che ancora creano grandi problemi. Prima la frequente anticipata fioritura, che ha visto poi le gelate di Aprile compromettere molte coltivazioni. Poi la grande siccità, interrotta a macchia di leopardo da violente grandinate. Ma la produzione cerealicola, laddove le piante hanno potuto evitare i danni di secca invernale, gelo e grandinate, ha avuto vantaggi dalla fortissima insolazione: così come avrete assaggiato frutta di grande dolcezza per la tanta energia solare immessa, così le spighe hanno prodotto chicchi di alto livello, soprattutto proteico.

Aspettiamo di vedere i risultati sulle nostre tavole.

Per chi volesse saperne di più sul Miscuglio, consigliamo il libro di Salvatore Ceccarelli "Mescolate, contadini, mescolate" ed. Pentàgora.

Per chi volesse saperne di più sul grano Senatore Cappelli, e anche sulle caratteristiche delle migliori paste, compresa l'essiccazione lenta, consigliamo l'articolo "Di che pasta sei?" di Gabriele Bindi, pubblicato sul n. di Aprile 2017 della rivista "Terra Nuova".[/vc_column_text][vc_empty_space height="24px"][vc_column_text]Didascalia foto 1:

Salvatore Ceccarelli con il nostro socio conferitore Pierluigi su un campo di miscuglio di Aleppo duro.

Didascalia foto 2:

Una varietà incredibile di forme, colori e dimensioni in una panoramica sul nostro miscuglio di Aleppo tenero, e non manca qualche chicchetto di orzo, infiltratosi anche lui a dare nel pane il suo gradito contributo di gusto.

Didascalia foto 3:

Il colore di sfondo del grano è oro puro. In mano a questo amico un mazzo di spighe di vari grani duri del miscuglio di Aleppo. Quando la spiga ha quei peli si dice "aristata".[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

[vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]Con grande dispiacere e preoccupazione leggo dello sgombero della ex caserma Masini a Bologna, dove da cinque anni il collettivo Làbas aveva iniziato un'attività sociale multipla: alloggio, orti, mercato agrobiologico ("Campi aperti").

Nell'ex caserma io e alcuni altri soci di Rocca Madre abbiamo trascorso a primavera un'assemblea nazionale di Genuino Clandestino. Ci siamo confrontati in particolare sul tema dei beni comuni, condividendo la nostra esperienza di confronto con le istituzioni per le terre di Roccamontevarmine. Abbiamo fruito dell'ospitalità del collettivo in un ambiente laborioso di rispetto reciproco e pieno di proposte assolutamente pacifiche. Come assolutamente pacifica oggi è stata la resistenza non violenta degli attivisti del collettivo, nonostante già si possano leggere report che riferiscono di "tafferugli" di reazione, report completamente contraddetti dalle foto e dai video.

Posso testimoniare che quell'immobile è stato utilizzato da chi lo occupava con creatività e responsabilità, dando valore di bene comune vivo e attivo a un edificio altrimenti abbandonato. Alloggio per 34 persone fra cui 14 migranti, un mercato cittadino agroecologico settimanale, biblioteca, continui incontri di varie attività culturali nei cinque anni di attività.

Capisco le reazioni degli abitanti bolognesi del quartiere: "E' un lutto, il quartiere perde una realtà sociale unica" (da "bologna.repubblica.it").

Leggo con amarezza i soliti commenti violenti e intolleranti di tanti webeti.[/vc_column_text][vc_empty_space height="24px"][vc_column_text]Mario Carini[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

[vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

L’incontro si è svolto in un clima amichevole, conviviale  e partecipato.

Intorno alle 14,45 un gruppo di dodici simpatizzanti  e aspiranti soci  ha fatto visita all’orto, ha conosciuto  i lavoratori roccamadrini   che producono le nostre ottime verdure, ha avuto modo di fare domande  sui metodi di coltivazione, sulla specificità di alcuni cereali e farine (in particolare il miscuglio piceno Ceccarelli),  si è divertito a raccogliere  cachi da portare a casa.

Alle 16,30 ci si è ritrovati tutti nella sala della Biblioteca di Pedaso, accolti dai  taralli e dai dolci fatti in casa  da nostri soci/socie, da vino, mandarini, bevande calde.

35 persone hanno preso parte attivamente all’incontro dando il loro contributo di idee e proposte.

Ha Introdotto brevemente  Mario Carini che  ha scelto  tre focus:  la natura di Rocca Madre (cooperativa agricola di comunità in cui siamo tutti coproduttori, partecipi  di un’impresa comune nella quale non c’è da una parte chi lavora e produce e dall’altra chi consuma e acquista); la storia  e il presente di Rocca Madre (nata per ridare alle terre pubbliche, come quelle di Rocca Monte Varmine, la loro originaria funzione ecologica e socio/economica di generare benessere diffuso e di tutelare  il lavoro, l’ambiente, i beni comuni; costretta, per ora e paradossalmente,  a coltivare soltanto terre di privati che hanno condiviso il progetto con più prontezza e generosità degli enti pubblici, mettendo a disposizione il terreno dove si sta realizzando l’orto); il prossimo futuro di Rocca Madre(che dipende dalla partecipazione della comunità, dalla capacità di contagiare e coinvolgere, dalla presenza creativa dei soci; intanto sono disponibili nuove concrete opportunità: soci pronti a conferire prodotti e altra terra già convertita al biologico per nuove produzioni agricole; disponibilità di un ampio locale a Pedaso, multifunzionale; possibilità di chiudere la filiera dei cereali con attività di trasformazione).

I numerosi interventi si sono concentrati in particolare sui seguenti temi:

programmazione della produzione agricola: proprio perché i soci tutti sono  i primi attori di tutte le attività, anche il prossimo piano agronomico va pensato e scelto insieme.  Dallo scambio comune emerge l’opportunità che anche la produzione orticola si proponga di tutelare e valorizzare la tipicità e la biodiversità: vanno perciò diversificate il più possibile le varietà e recuperate quelle antiche (pomodori, cipolla di Pedaso, zucche, zucchine spinose etc.).  Rocca Madre dovrebbe incominciare a costruire una piccola banca dei semi e impiantare essa stessa un semenzaio a servizio dei  contadini soci e dell’intero territorio.

Attività di trasformazione: gli interventi hanno sottolineato unanimemente il valore ecologico, scientifico, agronomico e socio-economico del miscuglio piceno Ceccarelli e ne chiedono l’ampliamento della produzione anche da parte di Rocca Madre. Opportuna e rispondente alla domanda dei soci sarebbe la produzione di pasta e di pane. Sul pane, tuttavia, alcuni temono che si possa entrare in concorrenza con produttori  bio del territorio, altri invece pensano che il vero obiettivo non dovrebbe essere quello di contenere l’offerta bensì quello di  aumentarla coordinandoci tutti per far crescere la domanda di pane di qualità, per  ridurre il consumo del pane industriale e svolgere così la nostra funzione trasformatrice degli stili alimentari e di vita. Ovviamente il completamento della filiera cerealicola passa anche attraverso l’individuazione di un mulino a pietra che garantisca la qualità dell’intero processo.

Rapporti con le istituzioni: Rocca Madre non è una semplice azienda agricola e i suoi soci non si limitano a volere produrre buon cibo per poter disporre di buon cibo. Rocca Madre aspira ad essere un seme di trasformazione dell’economia e della società secondo i valori dell’ecologia integrale e dell’economia etica e solidale. Per questo molti interventi hanno sottolineato l’importanza di continuare ad impegnarsi per realizzare una nuova modalità di gestione e valorizzazione della tenuta agricola di Rocca Monte Varmine di proprietà del Comune di Fermo. E comunque di tenere aperte le relazioni dialogiche –e se necessario dialettiche- con le istituzioni soprattutto locali perché i progetti di cambiamento nella gestione agricola dei territori, nella loro manutenzione e cura, vedano le amministrazioni agire in sintonia con i cittadini e non come loro controparte.

Ci si lascia alle 19,30 dandoci come prossimo  appuntamento   domenica 8 gennaio, assemblea generale  dei soci di Rocca Madre: decideremo insieme il piano delle attività ed eleggeremo il nuovo gruppo di coordinamento (cosiddetto CDA).[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

[vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

Alle erbe, al pane e alla cioccolata abbiamo dedicato i tre laboratori per i ragazzi della rete SPRAR di Fermo.
 
Lunedì 28 Novembre e mercoledì 30 Novembre abbiamo trascorso due giornate intense di relazioni, esperienze e nuove conoscenze.

Mattino. Tutti all'orto bio di Rocca Madre accolti da Carlo, Daniele, Mario, Pierluigi e Simone. Insieme per conoscere colture ortive e pratiche bio.
Fine mattinata si sono raccolte le verdure per il pranzo.

Pranzo. Tutti invitati. Ci sono stati g
li operatori sociali, gli esperti, i ragazzi ospiti della rete Sprar, i contadini/formatori, i soci di Rocca Madre insieme
per gustare i piatti di Jacine, Mary e Stefania nella fantastica cucina "comune" della Fondazione DiversoinVerso
 
Pomeriggio:  tutti a fare il pane e la cioccolata con Martina ed Andrea di Chocofair.
 
Fine giornata merenda di Pain au Chocolate fresca per tutti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css_animation=""][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

crossmenu